A 50 anni siamo più profonde, più sincere, più aperte verso l’altro. Perché senza quel clamore o batticuore di un tempo, il sentimento si vive meglio.
“
Tu mi fai girar come fosse una bambola…” Se siete mie coetanee, ricordate Patty Pravo quando cantava questa canzone. Meno male che l’associazione donna-bambola è stata osteggiata e oggi, non solo è demodé, ma anche offensiva, comunque resta il fatto che quelle parole “… tu mi fai girar…” fanno capire come la passione abbia effetti collaterali, tipo le vertigini. E qualche doloretto. Almeno da adolescenti e, a volte, da giovani adulte.
Con il tempo la solfa cambia. Secondo me in meglio. Tipo:
Niente più fughe romantiche o weekend passionali.
Ma viaggi con le persone con cui stiamo bene, per condividere la bellezza di una città nuova o solo quella di un tramonto dal finestrino di un treno.
Niente più avanti e indietro vicino al telefono (oggi il frenetico controllare del cellulare) sperando che lui chiami per un appuntamento.
Ma la sicurezza nel fare il primo passo per proporre una serata fuori dalla solita routine.
Niente più desiderio di perfezione nel tuo lui o peggio nell’amore.
Ma la scoperta liberatoria che nessuno è perfetto, compreso noi. Figuriamoci l’amore.
Niente più irruenze amorose (non è detto).
Ma un fuoco costante, avvolgente che, a intermittenza, si anima.
Niente più fissazioni, del tipo due cuori e una capanna.
Ma tante forme d’amore: per lui, per i figli, per gli amici, per gli animali, per nuove idee, per la vita.
Insomma è vasto il territorio delle emozioni e noi donne lo conosciamo bene, anche meglio di un tempo. Dunque ecco la mia dichiarazione: voglio bene a Federico, voglio bene a mia figlia. Voglio bene a Anna, amica di una vita e voglio bene a Giovanna che ho conosciuto due anni fa. Voglio bene anche a quella signora che mi guarda ogni mattina dallo specchio, nonostante qualche rughetta in più, ha una bella espressione.
Aperta.